Storia

Brandy: dove e come sono prodotti

Si parla di Brandy per descrivere il distillato di vino, invecchiato in botte. I maggiori produttori di Brandy sono Francia, Spagna e Italia.

Il brandy è un distillato sontuoso, prodotto a partire dalla distillazione del vino.
E’ tipicamente a base d’uva, ma esistono eccezioni a base di mele, pesche, prugne e molti altri frutti. Se un brandy è realizzato con un altro frutto, il nome del prodotto è citato insieme alla parola “brandy”.

Introduzione

In tutto il mondo si produce brandy, anche se i migliori provengono da Francia, che ne è la patria, Italia e Spagna: tre dei più grandi produttori di vino mondiali perché per produrre un brandy eccellente bisogna partire da una base altrettanto impeccabile: un buon vino di base. Il vino deve essere un bianco, molto fresco, con bassa gradazione alcolica, pulito e non aromatico.
Ma soprattutto non devono essere presenti solfiti o conservanti nel vino, che potrebbero rovinare il distillato finale e creare sgradevoli sapori nel prodotto.
In Italia si usa molto il vitigno Trebbiano, sia toscano che romagnolo.
Anche in Francia il nostro Trebbiano è spesso usato per produrre brandy, ma lì lo chiamano Ugni blanc.

Il brandy come detto nasce per distillazione che può essere discontinua e fatta in alambicchi di rame, oppure con alambicchi continui, esattamente come la grappa. In alcuni casi virtuosi si usa l’alambicco Charentais, il mitico ferro usato dei produttori del Cognac.

  • La distillazione è classica, doppia, non ci sono differenze dagli altri distillati, dipende dal taglio e dallo spessore che si intende dare al proprio brandy.
  • La caldaia viene riempita di vino e poi scaldata, il vapore inizia a salire, passa nel collo e finisce nel refrigeratore dove si condensa.
  • Durante la prima distillazione si scartano testa e coda, piene di aromi e sostanze poco gradevoli, ma che possono essere ridistillate a loro volta.
  • Quando esce dell’alambicco però non è ancora brandy, perché per essere dichiarato tale deve affinare per almeno 1 anno in botte.

Quest’ultimo passaggio è fondamentale, tanto che le botti sono considerate un ingrediente del brandy, uno dei più importanti. Il legno rilascia tannini, ma anche sapori, profumi e colore. Tutto dipende dal tipo di legno usato e dalla tostatura. Le botti più pregiate sono quelle di quercia dell’Allier e del Limousine. Ma al contempo il distillato evapora, si ossida e si ossigena, per cui si sviluppano note complesse di spezie, frutta secca, il brandy si arrotonda e diventa maturo in un lento processo di affinamento.

Ovviamente anche la gradazione viene regolata, si allunga il brandy, che solitamente esce dagli alambicchi a 70 gradi, con acqua. Se vogliamo produrre un brandy riserva deve affinare per almeno due anni in botte. Solitamente un brandy sosta per non meno 3-5 anni in botte, dipende dallo spessore del distillato, ma troviamo già degli ottimi brandy con 10 anni, fino a raggiungere i 30-40, oltre sarebbe inutile, anzi deleterio. Solitamente il brandy non ha annata, perché è un blend di distillati di annate diverse, ma gli anni indicati in etichetta (dove presente) corrispondono sempre all’età del brandy più giovane. Per cui se si assembla un 5 e un 30, è un brandy 5 anni, non si fanno medie. In alcuni rari casi, quando la mano della provvidenza ha concesso un’annata gloriosa alcuni produttori possono produrre un brandy d’annata e specificare l’anno di vendemmia.

A seconda della materia utilizzata i Brandy generalmente si differenziano in tre categorie la prima dove si utilizza il succo o la polpa d’uva spremuta ma “non pressata” , la seconda tipologia prende in considerazione l’intero grappolo la polpa la buccia ed il racemo, con massima pressatura del tutto per ottenere il massimo del succo, infine la terza tipologia riguarda l’utilizzo di altri frutti questa volta spremuti attuando una molteplice distillazione.

Diciture in Etichetta dei Brandy

AC

invecchiamento di almeno due anni.

V.S.(Very Special)

Invecchiamento di almeno tre anni.

Napoleon

invecchiamento di almeno quattro anni.

V.S.O.P. (Very Superior Old Pale)

Invecchiamento di almeno 5 anni.

X.O. (Extra Old)

invecchiamento di ameno 6 anni.

Horse d’Age

in quanto troppo vecchi di età indeterminabile.

Il brandy va servito in balloon ampi, da tenere in mano, da accarezzare, il calore del vostro corpo si deve trasmettere al distillato. Mettere ghiaccio nel brandy è un sacrilegio, non fatelo mai. Attenzione al bicchiere: lo Snifter è fondamentale. La parte bassa sopra lo stelo è panciuta per permettere l’ossigenazione e il contatto con l’aria, mentre il bordo è stretto, per fare in modo che i profumi si concentrino e non si disperdano.
Il bicchiere non è mai un dettaglio, ma il punto di partenza.
Per chi non si accontenta di degustarlo in purezza, si possono suggerire dei cibi da accompagnamento, un buon modo per sperimentare e giocare a nuove scoperte. Da provare in abbinamento alla frutta (tranne quella tropicale): mele, pere, pesche, albicocche, Uva. Formaggi a pasta dura (la preferenza è data alle varietà che non hanno un sapore piccante), olive, noci, cioccolatini assortiti, gelato e panna montata, dessert al caffè e al cioccolato.

BRANDY SPAGNOLO

Il termine Brandy è il risultato della contrazione di due parole olandesi: bran vjn, che tradotto significano vino bruciato, e definisce tutti i distillati di vino esclusi Cognac e Armagnac. La distillazione fu portata grazie al dominio arabo intorno al 700 d.C., considerato che il loro impero si estendeva fino alla Spagna centro meridionale. Solo nel 1580 ci saranno le prime notizie documentabili riguardo un distillato di vino utile come corroborante. Nel 16° secolo le prime distillerie erano usate per produrre acqueviti destinate a fortificare lo Sherry, ma solo con l’arrivo degli inglesi nel 1700 si iniziò a commercializzare questo distillato anche in bottiglia.

Thomas Osbourn cominciò la vendita di Brandy dopo averlo opportunamente invecchiato, imitando così il procedimento del Cognac che era assai famoso in Olanda e Inghilterra, ma molto costoso. Il Brandy grazie all’invecchiamento nelle soleras assicurava costanza qualitativa senza bisogno della manodopera, inoltre il clima caldo della Spagna assicurava vendemmie abbondanti e sicure rispetto la rinomata zona della Charente.

L’uva per produrre il vino base è coltivata nella regione della Mancha, alcuni utilizzano l’uva Palomino proveniente dall’altipiano di Jerez in Andalusia ma in realtà la maggior parte di questo vitigno è destinato alla produzione dello Sherry. La Mancha, con i suoi terreni calcarei e argillosi , è la D.O. più estesa di Spagna e l’area coltivata a monovitigno più vasta d’Europa.

Il vitigno che dà origine al Brandy spagnolo è l’Arien, il cui mosto è poco acido e fruttato, con una gradazione che si aggira intorno ai 12°.
La distillazione del Brandy può essere continua con colonna a piatti (tipo armagnacais), oppure usando alambicchi discontinui: l’acquavite prenderà il nome di aguardiente.

Mentre in Francia si usa fare una doppia distillazione per ottenere un prodotto elegante e raffinato, per il Brandy si pensa che una seconda distillazione impoverirebbe la prima acquavite, che esce comunque intorno i 65°. Nella distillazione in un’unica soluzione si prevede che il mosto di base sia alcolico e più raffinato, inoltre si tende ad avere maggiore scarto nella testa, mentre si utilizzano più code che sono ricche di oli di flemma e scarse di alcol donando così profumo al distillato. I distillati così ottenuti si chiamano Holandas in onore dei maestri distillatori olandesi, e sono usati in purezza per i prodotti di maggior pregio, mentre invece per i prodotti più commerciali vendono miscelati con le aguardienti.

L’invecchiamento avviene nelle criadere per almeno un anno. In Andalusia l’invecchiamento è fatto usando botti che contenevano Sherry, mentre i Brandy del Penedes (sopra Barcellona) prevedono l’uso di barrique nuove.

Il metodo di invecchiamento nelle criadere prevede tre file, massimo quattro di botti sovrapposte. Nella criadera superiore viene immesso il distillato giovane, mentre nella fila di mezzo si procede ai vari travasi che necessitano alla fila inferiore, la solera per rabboccare le botti del liquido utilizzato per riempire le bottiglie destinate al commercio. Il nome “solera” indica la fila di botti vicino al suolo e con esso si definisce in etichetta il metodo di invecchiamento. Questo gioco di vasi comunicanti rende il prodotto uniforme e di qualità costante. Il metodo Solera fu inventato dagli inglesi in modo da ottenere un prodotto costante e evitare di avere un maestro miscelatore per creare i blend. La variabilità delle stagioni deve essere il più possibile annullata, così come la disponibilità di prodotto deve essere costante e non influenzata dall’andamento climatico che caratterizza la vendemmia.

Il Brandy essendo un assemblaggio non prevede siano riportati in etichetta gli anni di invecchiamento, solo nomi di fantasia. Tuttavia c’è un consiglio regulador de brandy de Jerez che controlla la disciplinare.

Diciture in etichetta per il Brandy Spagnolo

Metodo Solera

sono bottiglie che contengono il brandy con un minimo di invecchiamento di un anno immesso nelle botti più alte della batteria.

Solera Reserva

un invecchiamento medio di 3 anni nelle criadere del primo distillato. I prodotti che riportano Solera Riserva di solito esprimono maggiore complessità, specie se le criadere sono vecchie di parecchi anni.

Case Produttrici e Principali Etichette di Brandy Spagnolo

LEPANTO

E’ il prodotto di punta dell’azienda Gonzales Byass e viene prodotto distillando uve 100% Palomino, che lo differenziano dal resto della produzione di casa Byass che invece fa uso di Airen, il vitigno bianco spagnolo destinato alla distillazione.
Il Palomino dona una particolare struttura ed eleganza, che viene ulteriormente arrotondata dal carattere vanigliato delle botti di solera a tostatura media. Il prodotto classico ha un naso dolce, con toni di vaniglia, frutta secca e cuoio, mentre la Solera Gran Riserva in botti da PX ha un carattere ancora più elegante, fruttato e dolce.

OSBORNE

Casa storica, fondata da Thomas Osborne Mann inglese di Exeter, in Cornovaglia, nel 1772 aprì a Cadiz la sua distilleria, dove darà vita a prodotti storici come il Magno ed il Veterano.
Il simbolo del toro alto ben 4 metri, che capeggia ovunque nelle strade dell’Andalusia è diventato il segno di riconoscimento distintivo di questa azienda .
Fu ideato nel 1956 da Manuel e Manolo Prieto per pubblicizzare il Veterano, il prodotto di maggior successo della distilleria.

CARDENAL MENDOZA

E’ considerato uno dei migliori brandy spagnoli prodotto dall’azienda Sanchez Romate Hnos fondata nel 1781 come casa vinicola a Jerez. Il nome del prodotto è un omaggio al cardinale che ebbe un ruolo chiave nella Reconquista spagnola dei territori dominati dagli arabi e nella spedizione di Colombo. Il cardinale, originario di Guadalajara si è così conquistato per sempre un posto nella storia e sopratutto sulle etichette di questo elegante brandy.

YSABEL REGINA

Un blend di Cognac e brandy spagnolo, invecchiato in botti che hanno contenuto vini da Pedro Ximenex. Pur contenendo Cognac di Fine e Grand Champagne, il prodotto è di scuola spagnola, in quanto il produttore è una grossa realtà liquoristica di questo paese. Le botti ancora umide di Pedro Ximenez donano una particolare morbidezza e una scia dolce naturale. Il carattere del vino, dolce e suadente, regala una nota elegante al distillato e una particolare morbidezza in bocca. La produzione è limitata a 9.000 bottiglie che ne fanno un prodotto esclusivo.

CARLOS I

E’ un antico brandy la cui presentazione ufficiale avvenne nel lontano 1927. Invecchiato secondo il metodo Solera, possiede una straordinaria complessità aromatica. Pur essendo composto da una miscela dei tre tipi di distillati (in colonna, di alambicco ed acquavite di colonna), predominano quelli di alambicco. Carlos I è un brandy invecchiato, di un intenso color ambrato. All’olfatto è rotondo, potente, con aromi di legno. In bocca è equilibrato, pieno e soavemente secco, con una gradevole persistenza.

TORRES

Fondata nel 1870 da Jaime Torres, Bodegas Torres è una storica azienda vitivinicola con i vigneti più estesi nella denominazione di origine (DO) di Pendès ed è la più grande azienda vinicola in Spagna. Torres ha apportato due importanti contributi allo sviluppo dell’enologia in Spagna: l’uso della fermentazione a temperatura controllata e la maturazione del vino in piccole botti di rovere durante un periodo scrupolosamente definito.

Nella prossima pagina parliamo di brandy italiano e case produttrici.

BRANDY ITALIANO

Il termine Brandy contraddistingue un’acquavite (o distillato) di vino, invecchiato almeno un anno in botti di rovere, regolato in Italia dal Regio Decreto 11-05-1926 n.1126, che ha ricevuto solo nel 2016 la qualifica caratterizzante “Brandy Italiano IG” (Indicazione Geografica).

L’Italia produce ottimi Brandy, anche in buona quantità, ma il suo consumo è relegato, tranne che per alcuni brand come Vecchia Romagna e Stravecchio Branca, ad un consumo di nicchia. L’inizio della moderna distillazione in Italia risale al 1773 con l’arrivo a Marsala di Jonh Woodhouse, che decise di fortificare il vino locale, con l’aggiunta di un’acquavite di vino da lui prodotta. L’imprenditore voleva riprodurre un vino con le caratteristiche organolettiche simili allo Sherry, per soddisfare il mercato inglese assetato da sempre di vini dolci fortificati ed ovviare così alla loro penuria, dovuta all’ennesima guerra in corso, fra Spagna, Francia e Inghilterra. Dopo alcune difficoltà Woodhouse prese a produrre il vino “Marsala all’uso di Madeira”.

Finita la guerra, gli inglesi lasciarono l’isola e il lungimirante Vincenzo Florio si trasferì dalla Calabria alla Sicilia per rilevare le distillerie e continuare la produzione. Anni più tardi visto il successo del Cognac altri arrivarono in Italia per sfruttare il territorio per ampliare la commercializzazione del Brandy. E’ il caso di Jean Buton che si stabilì a Bologna per iniziare la sua attività: un posto strategico considerato che le uve trebbiano arrivavano dall’Emilia Romagna.

La produzione del brandy italiano segue da vicino i metodi produttivi utilizzati in Francia e Spagna, per le distillazioni di prodotti di pregio e da invecchiamento. La scuola italiana importò dalla Francia il sistema di distillazione discontinuo e molte aziende del passato si attrezzarono con grosse batterie di questi alambicchi per cospicue produzioni di brandy.
I vitigni utilizzati erano sempre bianchi come Trebbiano, Asprinio, Prosecco, tutti vini con ottima acidità, struttura esile e profumi semplici.

La distillazione del mosto doveva avvenire in tempi molto brevi per preservare i profumi ed iniziava a poche settimana dalla chiusura della vendemmia dei vini bianchi, e non poteva contenere in nessun modo anidride solforosa. Dopo la distillazione l’acquavite sostava all’interno di vasche d’acciaio sigillate in attesa della visita dell’intendenza di Finanza, per il nullaosta sulla tipicità e sulle quantità prodotte, per il calcolo dell’ammontare delle tasse da pagare. Fatto questo passaggio l’acquavite era trasferita al magazzino d’invecchiamento, in quanto la dicitura Brandy, spetta solo alle acquaviti che sostino per un periodo di tempo all’interno di botti di legno. L’invecchiamento da disciplinare prevede un minimo di un anno in legno, ma non esistono leggi che impongano di scriverlo in etichetta.

  • I distillati base che hanno da uno a due anni di invecchiamento massimo non riportano nulla in etichetta.
  • I prodotti ottenuti con una miscelazione di distillati invecchiati da 2 a 3 anni riportano un contrassegno filigranato in etichetta.

Al contrario della scuola francese, in Italia si preferisce indicare gli anni totali di invecchiamento o usare termini di fantasia, infatti gli invecchiamenti superiori oltre i sette anni hanno la dicitura “Stravecchio” o “Gran riserva”.
Alcune produzioni di pregio hanno il millesimo della vendemmia, sistema utilizzato dai produttori francesi di Armagnac.

L’invecchiamento viene suddiviso in due fasi. La prima prevede una sosta breve in legni nuovi, per l’estrazione massima dei profumi e dei tannini dalle doghe, la seconda in botti di secondo o terzo passaggio, definite esauste, per l’affinamento legato ai processi ossidativi.
Durante questo periodo di invecchiamento il distillato perderà naturalmente gradazione alcolica, circa dal 2% al 4% annuo, portandosi dagli iniziali 70 ai 40-44 gradi ottimali per la sua commercializzazione. In caso di invecchiamenti inferiori, la riduzione di gradazione avviene per aggiunta di acqua purissima o distillata.

Case Produttrici e Principali Etichette del Brandy Italiano

BONOLLO

Fondata nel 1908 in Veneto si espande ad ogni generazione: nel modenese, in provincia di Frosinone ad Anagni con ben 2 impianti, a Siena e poi in Chianti. Oltre alla produzione di distillati in genere questa azienda entra nel settore delle energie rinnovabili realizzando un impianto per la produzione di energie da biomasse, le quali provengono per gran parte dalle vinacce esauste.

POLI

Fondata nel 1898 a Bassano, produce ancora un Arzente (Brandy), invecchiato 10 anni utilizzando Trebbiano di Soave, un biotipo del vitigno utilizzato ancora oggi dai francesi per la produzione di Armagnac e Cognac. La distilleria, molto più nota per le pregiate grappe, produce anche un brandy classico, più fruttato e meno complesso aromaticamente, invecchiato 3 anni.

LUXARDO

La distilleria fu fondata nel 1821 a Zara, in Dalmazia, dove Girolamo Luxardo distillava il Rosolio Maraschino. Gli fu conferita dall’Imperatore d’Austria l’opportunità di produrre questo distillato in esclusiva per 15 anni. A causa delle vicissitudini della guerra, che videro la distruzione della fabbrica e l’uccisione di alcuni membri della famiglia, fu rifondata nel 1947 a Torreglia in provincia di Padova sui Colli Euganei, che sono molto vocati per la produzione enologica, pertanto la zona ideale per la nascita di una distilleria.

BRANCA

L’azienda fondata nel 1845 iniziò la produzione del famoso Fernet, per poi dedicarsi anche un brandy, in scia al successo del Cognac. Lo storico stabilimento è a Milano, e all’interno vi è la botte Magna Mater da 84.000 litri, che ne fa la botte da distillato più grande d’Europa. Il processo produttivo del brandy a livello di distillazione non è più seguito dall’azienda, che preferisce approvvigionarsi da terzi. L’invecchiamento invece è per intero svolto all’interno delle cantine storiche.

STOCK

Lionello Stock fondò la distilleria nel 1884 a Trieste. L’azienda ancora oggi produce lo Stock Original e lo Stock 84, pregiata riserva, che commemora la nascita della distilleria. In era fascista si proibì di utilizzare nomi stranieri quindi il Brandy dovette cambiare momentaneamente il suo in Arzente. Il nome fu coniato da D’Annunzio nel 1927 e trarrebbe ispirazione da “Arzillo”, lo stato d’animo che si crea bevendo il distillato.

FICHERA

Produce tuttora un brandy e numerosi liquori. Il Commendatore Alfio Fichera acquistò l’azienda dopo 50 anni dal suo esordio sul mercato e la consolidò negli anni a venire, diventando fornitore di acqueviti da assemblaggi per prodotti di pregio di aziende di grosse dimensioni, fra cui la Stock di Trieste.

VECCHIA ROMAGNA

Prodotta da casa Buton che è in assoluto il complesso italiano più vasto e quinto al mondo come dimensioni. La gamma attuale conta l’Etichetta Bianca, un brandy con un periodo di invecchiamento minore (un anno), la classica Nera, e tre riserve, rispettivamente di 10 e 15, 25 e 35 anni, rispettivamente con etichetta Blu, Oro nella classica bottiglia aziendale e due decanter serigrafati in stile Cognac XO.

VILLA ZARRI

Produce un brandy di classe, invecchiato 15 anni, le uve Trebbiano romagnolo e toscano sono millesimate e la particolarità è segnalata in etichetta, cosa rara nei brandy italiani. La distilleria è all’interno di una magnifica villa, edificata a metà del 1500, e ospita in una stanza un alambicco Charentais classico, mentre in altri ambienti i 4 magazzini di invecchiamento con botti di legno francese, Allier e Limousine, da 350 litri.

Visto quanto accaduto in Francia, nelle zone di Armagnac e Cognac, dove sono in via di sperimentazione acqeviti prive di invecchiamento, prodotte al di fuori del disciplinare rigido della zona, anche l’Italia gioca questa carta.
La rivitalizzazione di un comparto stagnate, vittima del successo dei “white spirits” da miscelazione, come gin e vodka, seguiti da rum e Tequila, imponeva un cambio di marcia.

Castagner

Castagner, il più innovativo dei nostri produttori di grappe ed acqueviti, ha messo in produzione AQUA 21, un interessante progetto per rivitalizzare il segmento. In realtà questa non vuole essere un brandy, nella sua accezione tipica, non possedendone il corredo aromatico, la gradazione alcolica ed il metodo produttivo, ma un prodotto a sé stante, ottenuto da mosti d’uva particolari, con un grado alcolico inferiore.
Il metodo produttivo prevede di distillare in alambicchi di rame sottovuoto un mosto d’uva ottenuto in parte da uve verdi, destinate alla vinificazione di spumanti e da uve appassite, che crea un distillato con una percezione quasi dolce, e una buona acidità.
Un importante caratteristica che la differenzia dal brandy, a parte l’assenza di invecchiamento è la gradazione alcolica inferiore di soli 21 gradi, per ottemperare ancora meglio alla nuova tendenza del bere light e responsabile.

A dimostrazione di questa duttilità esistono alcuni interessanti cocktails, che sono stati pubblicati in più riprese da Bargiornale. Il prodotto lanciato nel 2009 ha riscosso pareri contrastanti, probabilmente il retaggio storico-produttivo di Castagner ha giocato un ruolo decisivo in questa opinione sul prodotto, che invece ha visto una buona accoglienza da parte del mondo del trade. Recentemente sono stati lanciate le versioni aromatizzate al caffè ed al cacao.


Anche Vecchia Romagna ha lanciato sul mercato una versione bianca del suo brandy: la volontà è lavorare nella miscelazione con un prodotto più neutro, ma con una morbidezza maggiore rispetto alla vodka.
Peccato che sul sito ufficiale dell’azienda non venga recensito.

Nella prossima pagina parliamo di brandy portoghese.

BRANDY PORTOGHESE

Il Portogallo, paese di grandi tradizioni vinicole, produttore di grandi vini come il Porto e i vini dell’Alentejo, ha un suo ottimo produttore di brandy. In Portogallo, nella zona della denominazione di origine Verde, da cui i Vinho Verde molto acidi e freschi, vi sono dei vitigni molto adatti alla distillazione.
Vini acidi, poveri di profumi e con una gradazione alcolica molto bassa per via del clima piovoso dell’area, sita nel nord del Portogallo, sono, di fatto, molto simili all’Ugni Blanc ed al nostro Trebbiano.

La distillazione si svolge in 2 passaggi, con un processo molto lento, così dichiara il sito dell’azienda, in modo da preservare tutti i profumi del mosto. Il risultato invecchia per oltre 10 anni, è un prodotto con ottime caratteristiche di morbidezza e complessità: superiore a parecchi Cognac di prima fascia.

ADEGA VELHA

E’ un antica casa vinicola, fondata nel 1870, che vinse ininterrottamente premi per i suoi prodotti dalla fine del 1800 alla metà del 1900.
Il suo titolare decise di distillare in proprio i suoi vini e per farlo scelse il meglio che si poteva avere all’epoca.
Acquistò un alambicco Charentaise da Cognac e una partita di botti di Limousine, linea di qualità tuttora utilizzata dai discendenti.
Il sistema produttivo è il medesimo e può contare su una materia prima d’eccellenza , poichè la distilleria, in realtà, è prima di tutto una cantina produttrice di vini di qualità.

BRANDY TEDESCO

La Germania vanta, nella zona del Reno, un importantissima tradizione vinicola lungo le ripide sponde del fiume. Grazie ad un eccezionale microclima, la vite riesce a prosperare.
Il vitigno principe dell’area è il Riesling, ma vi sono altri come il Muller Thurgau, Sylvaner e il Gutedel.

ASBACH URALT

Fondata nel 1892 da Hugo Ausbach ad Rudesheim am Rhein, iniziarono l’attività con solo 2 alambicchi, ma ben presto l’azienda si ingrandì grazie all’ingresso in società di Albert Sturm.
La produzione attuale comprende un Weinbrand e altri liquori, in realtà non molto distribuiti e presenti. La produzione per i prodotti di pregio è a doppia distillazione discontinua, mentre per i prodotti base da taglio vengono utilizzate le colonne di stile spagnolo. L’invecchiamento, variabile da due a quattro anni per i prodotti base, ad un massimo di 8 per il prodotto di punta, è in botti di Limousin della capacità di 300 litri.

CHANTRE’

Nel 1953 Ludwig Eckes compone il primo Brandy. La compagnia, come la Asbach, sfruttava la vicina area vinicola del Reno. Il marchio Chantrè usa tecniche di invecchiamento francesi e alambicchi discontinui per avere una maggiore rotondità in bocca. L’azienda oggi conta un pacchetto prodotti piuttosto vasto, dai succhi di frutta ai liquori e risulta meglio distribuita rispetto alla Asbach nella zona di origine.

BRANDY ARMENO

L’Armenia vanta una tradizione vinicola millenaria, per la sua vicinanza con la Georgia, il paese considerato la culla della viticoltura mondiale. L’Armenia, per via delle solide basi cristiane ha sviluppato una tradizione enologica, considerato l’uso liturgico che veniva fatto del vino. In questo paese troviamo un’eccellenza della tipologia da sempre apprezzato dagli intenditori: l’Ararat. Il nome di questo brandy è permeato dalla simbologia religiosa, il Monte Ararat, è dove andò a posarsi l’Arca di Noè alla fine del Diluvio Universale, ed è qui che Mosè trovò i primi tralci di vite, e poi vinificò ed assaggiò il primo vino della storia dell’Uomo.

ARARAT

La distilleria che lo produce è la Yerevan Brandy Company, attiva dal 1887. L’acquavite è prodotta con vitigni bianchi autoctoni armeni che ricordano per le caratteristiche di acidità, i pari francesi. La distillazione è ovviamente discontinua, con alambicchi di ispirazione Charentais. Per l’invecchiamento viene utilizzata la quercia caucasica, che grazie al suo color rosa e alla sua trama tannica gentile, permette, con la tostatura, di avere acqueviti vanigliate e fruttate di eccezionale finezza.

AKHTAMAR

Prodotto dalla medesima distilleria sopracitata prende Il nome dell’isola sul lago di Van, nell’Armenia Occidentale. La leggenda narra che un giovane innamorato attraversasse a nuoto il lago per andare a trovare la sua bella, la principessa Tamara.
Lei accendeva un fuoco per guidarlo, ma una notte un colpo di vento lo spense e lei aspettò invano.Il giovane affogò nel lago pronunciando le parole “Ak Tamar”, che daranno il nome all’isola e a questa acquavite.

Il vino è la bevanda dei ragazzi, il Porto è quella degli uomini, ma chi ambisce a diventare un eroe deve bere il Brandy.
(Samuel Johnson)

Drink a base di brandy

Vuoi gustarti dei drink a base di brandy? Dai un’occhiata alle nostre ricette:

Articolo precedente
Pisco: il succo d’uva distillato
Articolo successivo
Liquori: tra erbe, zucchero e alcol

Sei un operatore del settore?

Questo spazio può essere tuo!

Cocktail, bevande e ricette